Processo a “Charlie Hebdo” per le vignette sul terremoto di Amatrice del 2016

Il quotidiano satirico venerdì era sul banco degli imputati per insulto e diffamazione dopo la pubblicazione di due disegni. La parte civile, il Comune di Amatrice, aveva chiesto, senza esito, il rinvio dell’udienza per evitare “eco” del processo concomitante agli attentati del gennaio 2015.

Charlie Hebdo era in due luoghi del tribunale di Parigi venerdì 9 ottobre. Alla Corte d’Assise Speciale per il processo del 2 settembre dedicato agli attentati terroristici del gennaio 2015, da un lato; e davanti alla 17a camera di correzione dedicata ai delitti di stampa, questa volta sul banco degli imputati, per due disegni pubblicati dopo il terremoto del 24 agosto 2016 in Italia, che aveva ucciso quasi 300 persone.

Pubblicata sul quotidiano satirico con il titolo “Terremoto all’italiana”, una delle caricature paragona i sopravvissuti e i morti insanguinati ai piatti italiani – penne e lasagne -; il secondo, postato su Facebook, ha risposto alle polemiche provocate dal primo facendo dire a un sopravvissuto, attirato in una città devastata, che “non è Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è la mafia”.

Il comune di Amatrice, gravemente danneggiato dal disastro, ha attaccato tre membri del quotidiano. Il direttore della pubblicazione Riss, alias Laurent Sourisseau, è stato citato in giudizio per diffamazione e insulto pubblico sulla base dell’appartenenza a una nazione; gli autori dei disegni, Félix per il primo e Corinne Rey, detta Coco, per il secondo, per complicità.

Le vignette

Una vignetta, intitolata “Séisme à l’italienne” (“Terremoto all’italiana”), riportava i disegni di un uomo insanguinato e fasciato come “penne in salsa di pomodoro”, una donna graffiata e gonfia come “penne al gratin” e un edificio crollato con sangue e piedi che emergono come “lasagne” .

Dopo che gli italiani hanno risposto con rabbia, la rivista, nota per le sue vignette provocatorie e anti-tabù, ne ha pubblicata una seconda, mostrando una persona mezza sepolta sotto le macerie, dicendo: “Italiani… non è Charlie Hebdo che ha costruito le vostre case, è la mafia! ”

Il governo locale ha definito le vignette “un macabro, insensato e assurdo insulto alle vittime”, ha detto Mario Cicchetti, avvocato del Comune di Amatrice.

“Malessere” della parte civile

Che il caso debba essere processato contemporaneamente all'”altro” processo che coinvolge Charlie non è gradito alla parte civile, che ha chiesto il deferimento. Mandato in carica la stessa mattina, l’avvocato non esita a esporre le sue perplessitá. Ma fa il suo lavoro, evocando la “serenità” resa impossibile dalla concomitanza del “processo storico” che si sta svolgendo a pochi passi di distanza, la cui “eco particolare smentisce l’apprezzamento di questo fascicolo”. Deplora il “disagio” della parte civile e una simultaneità che “ostacola la sua libertà di tono”.

L’avvocato difensore, Lorraine Gay, risparmia l’accusato, e mantiene i suoi colpi per l’avvocato titolare del comune di Amatrice che, invece di venire a difendersi, ha preferito “mandare qualcuno”. Si è detta “abbastanza stupita” dalla richiesta di deferimento: “Ci è stata data la sicurezza della parte civile, mentre questo tribunale è stato trasformato in un Fort Knox dove ogni giorno più di mille agenti di polizia garantiscono l’incolumità di tutti!” ”

Anche il pubblico ministero, Marion Adam, è sorpreso. “Il pubblico ministero è pronto”, ha detto, e inoltre “il calendario dell’aula è molto affollato …” Deplora che la richiesta di deferimento sia “arrivata molto poco prima dell’udienza”, e parla educatamente in “modi un po ‘sorprendenti”.